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martedì 15 aprile 2014

MASSIMINI E TONONI: "NULLA DI PIU' GRANDE"

- Ricevo dal prof. Gretter:



Recensione del libro "Nulla di più grande"

MARCELLO MASSIMINI E GIULIO TONONI PROPONGONO UNA VARIABILE, L’INFORMAZIONE INTEGRATA PHI, E RELATIVI ALGORITMI, PER MISURARE LA COSCIENZA PRIMARIA UMANA. LA LETTURA PERMETTE DI COMPRENDERE COME GLI STUDI DI NEUROBIOLOGIA ABBIANO RICADUTE SCIENTIFICHE, CLINICHE, MA ANCHE FILOSOFICHE.


LEGGERE MASSIMINI E TONONI

2 commenti:

  1. Decisamente uno dei miei preferiti. Lo consiglio a tutti.

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  2. Possiamo cominciare con due fatti ormai accertati. Nel nostro sistema nervoso centrale, la parte detta cervelletto conta 50 miliardi di neuroni, contro i 30 del sistema talamo-corticale, con il quale condivide tutte le principali caratteristiche biologiche. Se un tumore costringe alla sua asportazione, perdiamo ben metà delle cellule nervose, con effetti sull'equilibrio e la coordinazione, ma la vita cosciente resta impregiudicata. Quando invece si distrugge la corteccia, come nel ca so di gravi traumi, siamo ridotti allo stato vegetativo. È quest'ultima, quindi, a essere legata alla coscienza, e ciò si sa da 150 anni. Consideriamo poi la veglia e il sonno, durante il quale si pensava che il cervello si spegnesse. In realtà, il cervello resta attivo, vi sono alcune modificazioni, ma dobbiamo chiederci perché la stesse cellule ci danno la coscienza e ce la spengono di notte. A partire da constatazioni e interrogativi "banali", ho preso sul serio il principio di ragion sufficiente: se le cose stanno così deve esserci un motivo perché stiano così e non diversamente. La coscienza si può affrontare in termini scientifici, ma non seguendo la via analitica e riduzionistica dei correlati neuronali. Ed eccoci alla proprietà fondamentali della coscienza: differenziazione e integrazione.
    Immaginiamo un soggett o in stanza is olata e vuota in cui a intervalli regolari viene accesa e spenta una lampada. Il nostro Galileo (cioè colui che aveva escluso dalla scienza l'elemento soggettivo, ndr) avrà esperienze coscienti di luce e buio che dovrà riferire verbalmente. Nella stessa stanza un fotodiodo (semplice circuito elettrico percorso da una corrente che è funzione dell'intensità luminosa dell'ambiente) potrà discriminare in modo analogo tra luce e oscurità. Il congegno fisico e il soggetto umano svolgono ugualmente bene il compito. Ma noi siano coscienti (vediamo la luce), cosa preclusa al fotodiodo. Qui di solito i filosofi si arrendono..
    Prendiamo un milione di fotodiodi, discrimineranno più di un uomo. Si tratta del secondo esperimento immaginario: Galileo e la telecamera. Il sensore collegato con uno schermo riproduce un pixel per ogni fotodiodo: si ha l'immagine, qualunque immagine possibile. Ma nemmeno la telecamera è cosciente, perché manca proprio dell'integrazione. Tagliate in due il sensore con una lama sottilissima, sullo schermo nulla cambierà: ogni diodo continua a dare il suo pixel indipendente. Tagliate in due il cervello, come si è fatto per curare casi gravissimi di epilessia, recidendo commessura e corpo calloso: non muta sostanzialmente il comportamento, ma c'è una cl amorosa nov ità. È la coscienza a venire divisa in due: si hanno due esseri coscienti, ognuno dei quali, per esempio, vede metà del campo visivo. La telecamera è un insieme di sistemi singoli (i fotodiodi) che discriminano due stati, mentre l'uomo è integrato, la coscienza è sempre unificata, l'attenzione si fissa sempre su una singola cosa alla volta. In sintesi, possediamo un repertorio di sistema integrato. Sappiano discriminare un enorme numero di stati di coscienza diversi, uno dei quali si verifica in ogni istante, eliminando miliardi e miliardi di altri che avrebbero potuto accadere.

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